Giornata conclusiva del progetto legalità “Non solo coppole e lupare”
“La lotta contro le mafie è un impegno innanzitutto culturale che parte dalla coscienza di ciascuno di noi, dalla consapevolezza del bene comune e della responsabilità di custodirlo e promuoverlo” don Luigi Ciotti
Il giorno 6 aprile 2024, presso l’aula teatro del plesso Bovio della Scuola Secondaria di Primo Grado “Rocca Bovio Palumbo”, le classi coinvolte nel progetto legalità “Non solo coppole e lupare”, hanno concluso un percorso di ricerca, approfondimento e riflessione con le preziose testimonianze di chi, quotidianamente, fa del contrasto e soprattutto della prevenzione dei fenomeni mafiosi, la propria missione di vita.
La mattinata è stata aperta dal saluto del Dirigente Scolastico, professore Giovanni Cassanelli, che ha fortemente voluto e sostenuto il progetto, coerentemente con la mission della scuola ed il piano dell’offerta formativa, da sempre attento ai temi della legalità. Il Dirigente ha ringraziato i relatori per la loro partecipazione e ribadito l’impegno dell’istituzione scolastica ad un lavoro sinergico di rete con quanti sul territorio si impegnano per la prevenzione ed il rispetto delle regole.
Il primo intervento è stato un videomessaggio di Francesco Pacini, referente del presidio tranese dell’associazione Libera. Dopo aver ringraziato gli alunni per i loro articoli e per aver celebrato la “Giornata Nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” cantando insieme “I cento passi” e ricordando i nomi delle 95 vittime pugliesi, ha invitato gli studenti a riflettere sull’importanza delle proprie scelte, facendo tesoro di quanto appreso lungo questo percorso, per un futuro migliore, sia a livello individuale sia per il nostro territorio. Un ringraziamento speciale, ampiamente condiviso dall’istituzione scolastica, ad Anna Rossi, Antonella Pagone e Michele Gallo, i volontari che hanno guidato il progetto. Il dono del tempo, ha detto Pacini, è ciò di quanto più prezioso; il tempo è un tesoro da gestire con cura e farne dono agli altri attraverso il volontariato e l’attivismo civile è la scelta che può fare la differenza.
Ha preso quindi la parola Angelo Mizzi, fratello di Giuseppe Mizzi, padre e marito esemplare, dedito alla famiglia e al lavoro, che fu brutalmente assassinato, all’età di 39 anni, davanti alla sua abitazione il 16 marzo del 2011. Dalle indagini giudiziarie è emerso che fu ucciso per un tragico scambio di persona durante un agguato mafioso. La toccante testimonianza di Angelo ha raccontato di una tragedia famigliare, del dramma di una madre che ancora non si dà pace, di una moglie e di due bambini, di soli tredici e cinque anni al momento dei fatti, che hanno perso la colonna, l’esempio da seguire nella vita. Giuseppe, padre amorevole e lavoratore, è stato ucciso nell’ambito degli scontri di quegli anni tra clan rivali, da sicari a viso scoperto. Di qui l’impegno di Angelo a tenere viva la memoria non solo di Giuseppe, ma di tutte le vittime innocenti affinché la loro morte abbia un senso, quello della rivolta della società civile alle ingiustizie, alla prepotenza, all’indifferenza. Gli alunni hanno partecipato commossi e grati per questa testimonianza dolorosa ma fortemente sentita.
Ha preso quindi la parola Luca Rutigliani, presidente dell’Oasi2, cooperativa che sin dagli anni ’80 si impegna nella prevenzione e nel recupero delle dipendenze. L’intervento del vicepresidente si è concentrato sul recupero di un bene confiscato alla mafia locale, nello specifico di un capannone e del terreno circostante, che nel tempo si sta trasformando in una risorsa preziosa per il territorio di Trani e l’intera provincia. Prima è sorta sul luogo la comunità terapeutica “Controvento” che ospita persone in cura da dipendenze legate all’uso di stupefacenti ed al gioco d’azzardo. Presente all’incontro anche Nunzia Merra, responsabile della comunità. Con nuovi e successivi finanziamenti, proprio quel capannone si sta trasformando in un luogo per la formazione professionale e in un laboratorio di cantieristica per piccole imbarcazioni. Questo progetto, come l’avvio di un’attività di catering sociale, si pone nell’ottica della promozione del lavoro perché proprio la disoccupazione e la difficoltà a trovare un impiego soddisfacente sono tra i principali fattori di prosperità per le attività criminali.
Di grande spessore è stato l’intervento del dottor Nicola Petruzzelli, direttore del carcere minorile “Fornelli” di Bari. Dialogando con gli studenti, ha spiegato loro che il carcere minorile accoglie i minori che hanno commesso gravi reati o che sono risultati recidivi, che altri tipi di intervento non sono riusciti a recuperare. Il carcere minorile ospita anche maggiorenni, ragazzi che hanno commesso reati da minori e, a certe condizioni, possono rimanere nell’istituto fino ai 25 anni. Oggi, i minori in carcere sono circa 500 distribuiti in 17 Istituti penali. Il direttore ha spiegato che siamo noi a costruire la società in cui viviamo e che tutto dipende dalle nostre scelte quotidiane. L’Italia, come sancito dalla Costituzione, è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, che vuol dire impegno e sacrificio; sulla solidarietà sociale, che significa pagare le tasse; sul rispetto delle regole, le uniche che rendono davvero liberi, e tutto ciò implica sacrifici che purtroppo non tutti sono disposti a fare. Tutti sono chiamati a scegliere da che parte stare e anche chi non vorrebbe farlo e opta per il compromesso dell’indifferenza fa una scelta di campo ben precisa avallando l’illecito. Per costruire l’Italia che i padri costituenti hanno pensato per noi, dobbiamo cominciare ad assumerci le nostre responsabilità. L’invito ai nostri giovani, figli di famiglie sane che danno l’esempio dei giusti valori, è quello di non cedere alla tentazione della via più facile, di studiare e impegnarsi, senza prendere scorciatoie.
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